Il dottor Alberto Alexandre è stato il primo neurochirurgo ad eseguire in Italia questa tecnica di nucleoplastica quando l’inventore statunitense Dottor Antounian venne presentare questa novità nel 1998.
Assieme i due medici effettuarono il primo trattamento in Italia, presso la Casa di Cura Diaz, in Padova.
La nucleoplastica è una procedura percutanea è indicata nelle erniazioni discali contenute, ovvero senza la rottura dell’anulus fibroso .
La tecnica è una delle principali nell’ambito della cosiddetta chirurgia minimamente invasiva della colonna vertebrale.
Ovviamente questo trattamento chirurgico si applica in casi specifici.
La sintomatologia legata alla patologia discale dipende dal volume dell’ernia stessa, dalla sua posizione e dallo spazio intervertebrale interessato.
In generale però il quadro clinico è caratterizzato da dolore, disturbi della sensibilità e della motilità, non sempre contemporaneamente presenti.
Il trattamento di protrusioni o ernie discali può essere medico o chirurgico.
La terapia di prima istanza è fondamentalmente non invasiva attraverso l’utilizzo della fisioterapia associata a terapia farmacologia con anestetici e cortisonici. In assenza di risposta ai trattamenti conservativi si pone l’indicazione alla terapia chirurgica, anche se il riscontro di recidive non risulta essere trascurabile.
Per ovviare a tale problematica si è cercato negli ultimi anni di sviluppare tecniche mininvasive in grado di ottenere una pronta risoluzione della sintomatologia associata ad una ridotta traumaticità dell’intervento.
I pazienti candidati ad un intervento di nucleoplastica sono coloro che presentano:
- Anamnesi ed esame obiettivo positivi per il dolore lombare.
- Risonanza Magnetica che evidenzia o una protrusione anulare od un’ernia discale.
- Protrusione discale con dimensioni inferiori del 33% del diametro sagittale del canale spinale.
- Fallimento della terapia fisioterapica per un periodo non inferiore ai 3 mesi.
La procedura è controindicata in pazienti che presentano:
- Fissurazioni anulari.
- Obesità.
- Stenosi spinale.
- Frattura spinale o tumore.
La nucleoplastica è una procedura percutanea è indicata nelle erniazioni discali contenute, ovvero senza la rottura dell’anulus fibroso.
La nucleoplastica per mezzo d un ago-elettrodo utilizza un’energia bipolare a radiofrequenza, che permette l’ablazione del tessuto del nucleo polposo attraverso una dissociazione molecolare.
La dissociazione molecolare di una parte del nucleo polposo crea una retrazione dell’anulus e quindi la scomparsa dell’effetto compressivo sulla radice nervosa.
La durata della procedura è di circa 20 minuti.
La procedura viene eseguita con tecnica fluoroscopica biplanare o TC, con il paziente blandamente sedato e posizionato in decubito prono. Un ago da 17 G viene inserito con l’estremo posto, nel punto di passaggio tra l’anulus fibroso e il nucleo polposo. Utilizzando l’accesso dell’ago si procede preliminarmente ad eseguire una discografia che ci permetterà di valutare se l’anulus fibroso è fissurato. Per mezzo dell’elettrodo successivamente, creeremo 6 canali con una rotazione di 360 °, che permetteranno il ritorno elastico dell’anello fibroso e quindi il ripristino della normale morfologia del disco intervertebrale.
Il dolore lombare rappresenta una delle più comuni patologie a livello mondiale; infatti almeno una volta nella vita l’80% della popolazione mondiale soffre di mal di schiena e il 55% di dolore lombare.
Il dolore, dal punto di vista clinico, è una persistente e insopportabile esperienza personale, spesso incontrollabile e accompagnata da stress o depressione. Di questi la maggior parte è in grado di eliminare la sintomatologia ed il deficit funzionale nell’arco di tre mesi, grazie all’utilizzo di terapia fisica ed esercizi specifici, somministrazione di farmaci, riposo e modificazioni dietetiche.
Nei restanti pazienti tuttavia si assiste ad una cronicizzazione del dolore rachideo con evidenti limitazioni nello svolgimento delle attività quotidiane.
Numerose sono le cause che possono provocare dolore lombare, ma sicuramente la più frequente è costituita dalla patologia discale.
Si possono riconoscere vari quadri di degenerazione discale:
- protrusione discale, sfiancamento delle fibre costituenti l’anulus fibroso, con compressione postero-laterale.
- ernia sottoligamentosa o contenuta, quando il nucleo polposo è erniato attraverso una lacerazione dell’anello fibroso, ma è ancora contenuto al di sotto del legamento longitudinale posteriore.
- ernia estrusa quando il nucleo polposo fuoriesce perforando anche il legamento longitudinale posteriore e protrude direttamente nel canale vertebrale.
- ernia espulsa o libera se il materiale erniato si stacca del tutto dal disco da cui proviene ed appare libero nel canale vertebrale, dove può migrare.
La sintomatologia legata alla patologia discale dipende da vari fattori tra i quali il volume dell’ernia stessa, la sua posizione rispetto alle radici nervose, e lo spazio intervertebrale interessato. Ma devono essere prese in considerazione anche la morfologia delle strutture ossee circostanti e lo spessore dei legamenti.
In generale il quadro clinico è caratterizzato da dolore, disturbi della sensibilità e della motilità, non sempre contemporaneamente presenti.
Il trattamento di protrusioni o ernie discali può essere medico o chirurgico.
La terapia di prima istanza è fondamentalmente non invasiva attraverso l’utilizzo della fisioterapia associata a terapia farmacologia con anestetici e cortisonici. In assenza di risposta ai trattamenti conservativi si pone l’indicazione alla terapia chirurgica, anche se il riscontro di recidive non risulta essere trascurabile.
Per ovviare a tale problematica si è cercato negli ultimi anni di sviluppare tecniche mininvasive in grado di ottenere una pronta risoluzione della sintomatologia associata ad una ridotta traumaticità dell’intervento.
TRATTAMENTO INTRADISCALE COBLAZIONE CON RADIOFREQUENZA
La coblazione è una tecnica chirurgica utilizzata principalmente per trattare le ernie discali. Questo metodo, noto anche come “discectomia a base di radiofrequenza al plasma”, è stato approvato per uso generale nel 1999 e si distingue per la sua invasività molto bassa. Utilizza una sonda bipolare che rilascia energia a radiofrequenza per generare plasma ionizzato all’interno dei tessuti conduttivi e idratati, come il nucleo polposo dei dischi intervertebrali. Questo processo vaporizza il tessuto discale alterato senza danneggiare significativamente le strutture circostanti, mantenendo la temperatura al di sotto dei 70°C.
Quando è indicata
È specialmente indicata nel caso di ernie “contenute”, ossia che non hanno “rotto” i limiti dell’anulus, premendo ed irritando la radice nervosa causando dolore. Nella figura qui sotto vengono classificate le alterazioni del disco di tipo protrusivo ed erniario.
In altri termini, la coblazione è indicata per ernie piccole senza grossi deficit muscolari, con sintomatologia dolorosa non regressiva o intermittente. Dà buoni risultati nel caso di ernie intraforaminali. L’intervento viene deciso quando la terapia medica non allevia il dolore. Nel caso invece di deficit neurologici motori e sfinterici con ernie di grosse dimensioni ed espulse è consigliabile l’intervento microchirurgico.
Per quali sintomi
I sintomi sono quelli descritti per l’ernia discale ossia dolore lombare e lungo la gamba con sciatalgia o cruralgia.
Nelle fasi di acuzie il paziente è bloccato dal dolore e non può muoversi.
Una corretta valutazione delle condizioni cliniche e delle immagini radiologiche permette di suggerire l’opzione chirurgica migliore.
Come si fa
L’intervento di coblazione viene eseguito in anestesia locale e col paziente leggermente sedato. Viene eseguito in sala operatoria con monitoraggio dell’attività cardiaca e dei principali parametri vitali.
L’ago viene inserito sotto controllo radiologico nello spazio discale “malato” dove vengono prodotte una serie di coblazioni che allentano la tensione nel disco vaporizzando parte del nucleo polposo, come indicato nella figura. Il filmato ad inizio pagina mostra la procedura.
Risultati
È un trattamento scarsamente rischioso a qualsiasi età, e quindi uno degli interventi più sicuri eseguibili in ambito neurochirurgico. Il recupero è immediato ed il paziente può essere dimesso lo stesso giorno dell’intervento. Il paziente più anziano che abbiamo trattato è il signor R.A., pescatore di 82 anni, bloccato a letto da vari mesi poiché altrove non si era ritenuto di operarlo con metodi tradizionali per gli elevati fattori di rischio.
Per effetto di questa decompressione la radice nervosa riguadagna lo spazio perso, non viene più “toccata” dalla sporgenza discale, e quindi non è più soggetta ad irritazione meccanica col dolore conseguente.
Tutto l’intervento dura all’incirca 30 minuti, non viene praticata nessuna ferita chirurgica ed il paziente può essere dimesso il giorno stesso o in casi particolari, nei giorni immediatamente successivi.
La procedura richiede la permanenza in Struttura per Day Hospital.
Informazioni generali
- Serve essere a digiuno dalla mezzanotte.
- Serve portare con sé tutta la documentazione radiologica e gli esami eseguiti. Se in possesso, anche un EGC e visite cardiologiche
- Abbigliamento: è consigliata una tuta tipo ginnastica, per essere quanto più comodi possibile nelle ore di riposo in posizione orizzontale. Vi verranno fornite dei copri-scarpe monouso o potrete utilizzare delle ciabatte comode. Vi preghiamo di riporre le scarpe negli armadietti.
- Dopo la procedura di coblazione è richiesto un periodo di permanenza in posizione orizzontale per circa tre ore. Vi preghiamo quindi di restare comodamente sdraiati nelle poltrone apposite. Potete girarvi sul fianco e assumere qualunque posizione. Quello che serve è che non carichiate il peso del corpo sulla colonna vertebrale. Quindi né seduti né in piedi per 3 ore.
- Potrete bere piccole quantità di liquidi dopo circa 2 ore dal trattamento.
- La dimissione avverrà nel tardo pomeriggio.
Farmaci da sospendere
- Anticoagulanti:
- Coumadin e Sintrom 6 giorni prima e vanno sostituiti con Clexane
- Fraxiparina dopo aver parlato con il Medico Anestesista
- Tiklid 10 giorni prima (sentire Medico Anestesista)
- Plavix 7 giorni prima (sentire Medico Anestesista)
- Metformina / Glibomed (farmaci ipoglicemizzanti) solo il giorno dell’intervento
- Comunicare comunque eventuali farmaci in uso e allergie in generale.
I pazienti che hanno subìto questo intervento mininvasivo percutaneo potranno stare da 3 a 8 giorni in riposo, ma questo non vuol dire che non devono stare seduti.
Anche qui il punto importante è il cambiare spesso di postura.
Certo sconsigliamo divani e poltrone, cioè sedute basse e infossate.
Non si devono portare pesi superiori a 2-3 kg nei primi 6 giorni.