Peridurolisi

La discolisi percutanea è una pratica medica mini-invasiva utilizzata per trattare sindromi dolorose tramite iniezione di ozono, con benefici ampiamente riconosciuti dalla comunità scientifica.
Trova largo impiego nella cura dell’ernia del disco, risultando una terapia estremamente efficace e talvolta risolutiva sul lungo periodo.

La procedura si effettua con strumentazione all’avanguardia, consentendo numerosi vantaggi:

  • intervento mini-invasivo e rapido
  • anestesia locale e sedazione per il massimo comfort del paziente
  • sollievo dal dolore
  • risultati durevoli nel tempo
  • rapido ritorno alla quotidianità
  • percorsi di riabilitazione mirata sotto controllo del Neurochirurgo
  • in convenzione con i principali Fondi sanitari integrativi

 

In cosa consiste la Discolisi con ozono?

Si tratta di una procedura percutanea RX guidata che utilizza una iniezione, praticamente indolore, di una miscela di ossigeno ed ozono che raggiunge il disco intervertebrale. Tramite un piccolo foro il chirurgo inserisce un ago spinale che viene guidato tramite l’utilizzo di immagini radiografiche continue ottenute con uno strumento radiologico chiamato Arco a C.
si effettua:

  • Discolisi Ernia cervicale
  • Discolisi per Ernia lombare

Si tratta di una tecnica utilizzata anche in caso di protrusione discale.
in casi selezionati, questo intervento può essere effettuato in combinazione con un altro intervento mini-invasivo di grande efficacia: la coblazione (nucleoplatica).

I due interventi assieme consentono risultati eccellenti e duraturi.

Come si svolge l’ozono Discolisi?

Questa terapia decisamente poco invasiva, si svolge con la presenza dell’anestesista, in modo da assicurare un trattamento completamente indolore. Il paziente viene fatto stendere supino con dei cuscini sotto il ventre, in modo da correggere la fisiologica lordosi lombare.
Si somministra una combinazione di anestesia locale e sedazione cosciente e poi si procede ad effettuare una iniezione di ozono ed ossigeno guidata tramite l’uso dell’Arco a C, un prezioso strumento che permette di ottenere immagini della struttura interna delle vertebre, o della TAC.
È così possibile inserire l’ago dell’iniezione percutanea con estrema precisione e senza rischi.

 

Quali sono i tempi di recupero post Discolisi con ozono?

La procedura solitamente richiede all’incirca 20 minuti. Dopo essersi sottoposti ad Ozonodiscolisi per ernia lombare, però, il paziente viene tenuto sotto osservazione così da valutare la sua condizione subito dopo il trattamento e la risposta all’eventuale anestesia utilizzata. In caso di Discolisi per ernia cervicale il periodo di osservazione è più lungo.
Il paziente deve essere accompagnato, poiché non è consigliato mettersi alla guida dopo Ozonodiscolisi.
Spetta al chirurgo indicare al paziente la corretta convalescenza dopo Ozonodiscolisi e l’eventuale necessità di terapia Fisioterapica

 

Chi può beneficiare della Oozonodiscolisi?

La discolisi percutanea è indicata per tutte le persone che soffrono di ernie perché l’ozono medicale ha un ottimo effetto antinfiammatorioed antalgico.  È il trattamento ideale per curare:

  • Ernie del disco
  • Protrusioni
  • Infiammazioni radicolari
  • Stenosi canalare
  • Fibrosi cicatriziale

Si tratta di un esame che espone i pazienti a radiazioni ionizzanti, dunque il ricorso a questo trattamento deve essere effettuato dopo una indicazione clinica specifica e le donne in età fertile devono escludere gravidanze in corso.

 

Quali benefici è possibile ottenere con la Discolisi con ozono?

L’obbiettivo della Discolisi è quello di disidratare il tessuto erniato così da ridurre il volume dello tesso e di conseguenza la pressione che è la causa principale degli stati flogistici e dolorosi. Risolve il conflitto disco-radicolare e la sofferenza della radice nervosa responsabile della sintomatologia dolorosa.Riduce la dimensione delle ernie.

Il meccanismo d’azione dell’ozono nelle ernie discali si basa principalmente sulle proprietà biochimiche e antinfiammatorie dell’ozono. L’iniezione di ozono, utilizzata come terapia per le ernie discali, ha diversi effetti terapeutici che possono aiutare a ridurre il dolore e migliorare la condizione del disco. Questi effetti includono:

  1. Effetto antinfiammatorio: L’ozono, una molecola reattiva, agisce riducendo l’infiammazione attorno alla zona erniata del disco intervertebrale. Riducendo l’infiammazione, diminuisce la compressione e il dolore causato sulla radice nervosa.
  2. Effetto analgesico: L’ozono ha un effetto antidolorifico che può alleviare il dolore acuto e cronico associato all’ernia discale. Il meccanismo esatto non è completamente chiaro, ma si ritiene che l’ozono possa modulare la percezione del dolore agendo sui recettori del dolore e interferendo con i mediatori chimici dell’infiammazione.
  3. Riduzione del volume dell’ernia: L’ozono, quando iniettato direttamente nell’ernia discale, può causare una riduzione del volume del materiale erniato. Questo avviene grazie a un’azione chimica che favorisce la disidratazione del materiale discale, riducendo la pressione sul nervo e migliorando i sintomi. Inoltre, l’ozono può stimolare la produzione di collagene e altre molecole che promuovono la riparazione del disco.
  4. Stimolazione della rigenerazione del disco: L’ozono può favorire i processi riparativi nel disco intervertebrale, stimolando la produzione di fattori di crescita e altre molecole che favoriscono la guarigione del tessuto danneggiato.
  5. Miglioramento della microcircolazione: L’ozono può migliorare il flusso sanguigno nella zona colpita, contribuendo alla riduzione dell’infiammazione e favorendo la riparazione del tessuto danneggiato.

In sintesi, l’ozono agisce su diversi fronti per ridurre il dolore, migliorare la funzionalità e stimolare la guarigione nella regione del disco intervertebrale colpito da ernia. La terapia con ozono è generalmente ben tollerata, ma dovrebbe essere utilizzata sotto la supervisione di un medico esperto in questa tecnica.

 

L’effetto analgesico dell’ozono è dovuto a diversi meccanismi biologici che agiscono sul sistema nervoso e sul processo infiammatorio. I principali meccanismi attraverso cui l’ozono esercita l’azione analgesica includono:

  1. Modulazione del sistema nervoso centrale: L’ozono può influenzare la trasmissione del dolore a livello del sistema nervoso centrale (SNC). In particolare, l’ozono stimola la produzione di mediatori chimici come le endorfine e altre molecole che agiscono come analgesici naturali. Questi neurotrasmettitori riducono la percezione del dolore e migliorano il benessere generale.
  2. Riduzione dell’infiammazione: L’infiammazione cronica è una delle principali cause del dolore muscoloscheletrico, inclusi i dolori derivanti dalle ernie discali. L’ozono ha un potente effetto antinfiammatorio che può ridurre l’infiammazione nei tessuti circostanti il nervo, alleviando così il dolore. L’ozono agisce su citochine e mediatori pro-infiammatori come il TNF-alfa e le prostaglandine, riducendo la loro attività.
  3. Effetto sul sistema delle fibre nervose: L’ozono ha anche un effetto diretto sulle fibre nervose. Le sue proprietà chimiche possono interferire con la trasmissione del dolore a livello delle terminazioni nervose, riducendo la sensibilità alla stimolazione dolorosa. Inoltre, può migliorare la funzione delle fibre nervose stesse, specialmente in presenza di compressione o irritazione.
  4. Miglioramento della circolazione sanguigna: L’ozono, migliorando la microcircolazione locale, aumenta l’afflusso di ossigeno e nutrienti ai tessuti danneggiati, favorendo la riparazione e riducendo il dolore. Questo miglioramento del flusso sanguigno aiuta anche a rimuovere i metaboliti infiammatori accumulati, che possono contribuire al dolore.
  5. Effetto antiossidante: L’ozono agisce anche come antiossidante, neutralizzando i radicali liberi che sono spesso coinvolti nei processi infiammatori e dolorosi. La riduzione dello stress ossidativo contribuisce a un minor danno cellulare e a una diminuzione della sensibilità al dolore.

In sintesi, l’ozono riduce il dolore sia attraverso meccanismi diretti sul sistema nervoso, sia riducendo l’infiammazione e migliorando la circolazione sanguigna. Questi effetti combinati spiegano l’efficacia dell’ozono nel trattamento del dolore associato a condizioni come le ernie discali.

 

La riduzione del volume dell’ernia discale attraverso l’uso dell’ozono è uno degli effetti terapeutici principali di questa terapia, che ha suscitato interesse nel trattamento delle ernie discali e delle patologie correlate. Il meccanismo che sta alla base di questo effetto è principalmente legato all’interazione chimica dell’ozono con il materiale del nucleo polposo del disco intervertebrale.

Meccanismo della riduzione del volume dell’ernia discale:

  1. Effetto disidratante: L’ozono, iniettato nel materiale erniato del disco, entra in contatto con la sostanza gelatinosa del nucleo polposo (che costituisce la parte centrale del disco). L’ozono causa una reazione chimica che porta alla disidratazione del nucleo polposo. Questo processo riduce il volume del materiale erniato, diminuendo la pressione che il disco esercita sulle radici nervose circostanti, alleviando così il dolore e i sintomi neurologici.
  2. Effetto proteolitico: L’ozono ha anche un effetto proteolitico: agisce sulle proteine presenti nel nucleo polposo (principalmente proteoglicani e collagene), inducendo una parziale degradazione di queste strutture. Questo porta a una riduzione del volume del disco, contribuendo a ridurre la compressione sul nervo e migliorando la sintomatologia.
  3. Stimolazione della riparazione del disco: L’ozono, stimolando la produzione di fattori di crescita e molecole che favoriscono la rigenerazione, può favorire anche la riparazione del disco. In questo modo, non solo si riduce il volume dell’ernia, ma si promuove anche la guarigione a lungo termine del tessuto discale danneggiato.
  4. Miglioramento della microcircolazione: L’ozono migliora la circolazione sanguigna nell’area trattata, aumentando l’apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti circostanti, favorendo la riparazione dei danni e contribuendo alla riduzione del volume dell’ernia.

 

Risultati clinici e considerazioni

La riduzione del volume dell’ernia discale con l’ozono è stata osservata in molti studi clinici, e sono clamorosi gli effetti, i buoni risultati in termini di alleviamento del dolore e miglioramento della funzionalità. Tuttavia, va sottolineato che le due cose non vanno di pari passo, praticamente mai: il sollievo dai sintomi può essere immediato, o molto rapido nei giorni o nelle settimane seguenti la procedura di discolisi, mentre la modifica strutturale dell’ernia del disco ( che si riduca di volume ) è un fenomeno di disidratazione progressivo nelle settimane e nei mesi seguenti, che può interessare parte o tutta la massa erniaria.  L’efficacia di questa terapia dipende dalla gravità e dalla posizione dell’ernia, nonché dalla risposta individuale al trattamento.

In generale, l’ozonoterapia per le ernie discali è meno invasiva rispetto ad altre opzioni, come la coblazione o la discectomia laser, e naturalmente infinitamente nemo che la chirurgia aperta, e può essere particolarmente utile nei casi di ernie di piccole o medie dimensioni, quando non c’è necessità di intervento chirurgico immediato.

 

L’equilibrio acidobase e l’infiammazione sono strettamente legati, poiché i cambiamenti nel pH corporeo possono influenzare il decorso e la gravità dei processi infiammatori. L’alterazione dell’equilibrio acidobase, che si manifesta con uno spostamento verso l’acidosi o l’alcalosi, può avere impatti diretti sul funzionamento del sistema immunitario e sulla risposta infiammatoria.

  1. Equilibrio acidobase e infiammazione:

L’equilibrio acidobase del corpo è mantenuto tramite una serie di meccanismi, tra cui il buffering del sangue (buffer bicarbonato) e l’eliminazione di acidi o basi da parte dei polmoni e dei reni. Un pH sanguigno normali è leggermente alcalino (intorno a 7,4), ma fluttuazioni di questo valore possono influenzare vari processi fisiologici, tra cui l’infiammazione.

  • Acidosi (pH del sangue inferiore a 7,35): In condizioni di acidosi, c’è un aumento dei protoni (H+) nel sangue. Questo può alterare l’attività degli enzimi e dei recettori coinvolti nella risposta infiammatoria, potenziando l’infiammazione. L’acidosi può derivare da condizioni come malattie renali, diabete (chetoacidosi) o da uno stato di infezione grave.
  • Alcalosi (pH del sangue superiore a 7,45): Sebbene meno comune, l’alcalosi può influenzare negativamente il funzionamento di alcuni processi enzimatici e cellulari legati alla risposta immunitaria. Un pH troppo alto può compromettere la capacità delle cellule immunitarie, come i macrofagi e i neutrofili, di rispondere adeguatamente a patogeni e lesioni.
  1. Acidosi e infiammazione:

L’acidosi, soprattutto se sistemica, può accentuare l’infiammazione attraverso vari meccanismi:

  • Attivazione dei recettori sensibili al pH: Le cellule immunitarie, come i macrofagi e i neutrofili, sono sensibili ai cambiamenti del pH. In condizioni di acidosi, questi recettori (ad esempio, i recettori per il NLRP3, che sono coinvolti nell’attivazione dell’infiammazione) possono essere attivati, aumentando la produzione di citochine pro-infiammatorie (come TNF-alfa, IL-6, IL-1β).
  • Maggiore produzione di radicali liberi: L’acidosi può favorire la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), che a loro volta attivano le vie infiammatorie e contribuiscono al danno tissutale. I ROS sono anche coinvolti nel ciclo infiammatorio, poiché possono attivare le cellule immunitarie, aumentando la risposta infiammatoria.
  • Alterazione della funzione delle cellule immunitarie: L’ambiente acido altera la funzione delle cellule immunitarie, compromettendo la capacità di eliminare patogeni o di riparare i tessuti danneggiati.
  • Attivazione della via dell’infiammazione sistemica: L’acidosi metabolica acuta può indurre una risposta infiammatoria sistemica, come nel caso della sepsi, in cui l’infiammazione globale può causare danni tissutali e compromissione multiorgano.
  1. Effetto dell’infiammazione sull’equilibrio acidobase:

L’infiammazione stessa può contribuire a alterare l’equilibrio acidobase. Ad esempio:

  • Produzione di acidi durante l’infiammazione: Durante le risposte infiammatorie, le cellule immunitarie producono acido lattico e altre sostanze acide. L’accumulo di acido lattico può portare a una condizione chiamata acidosi lattica, che contribuisce ad abbassare il pH del sangue.
  • Variazioni del pH nelle aree infiammate: Le aree di infiammazione, come quelle di un’infezione o di un danno tissutale, spesso presentano un pH localmente più acido rispetto ai tessuti circostanti, fenomeno che è legato alla produzione di acido lattico e di altre sostanze acide durante il processo infiammatorio. Questo ambiente acido favorisce la migrazione e l’attivazione delle cellule immunitarie sul sito dell’infiammazione.
  1. Acidosi cronica e malattie infiammatorie:

L’acidosi cronica, che può derivare da una dieta inadeguata (ad esempio ricca di alimenti acidificanti) o da patologie come l’insufficienza renale cronica, è stata associata a malattie infiammatorie come l’artrite reumatoide, le malattie autoimmuni e le patologie cardiovascolari. Queste condizioni sono caratterizzate da un’infiammazione sistemica che contribuisce all’aggravamento della malattia.

  1. Alcalosi e infiammazione:

Sebbene meno comune, l’alcalosi può influenzare l’infiammazione in modi più sottili. Un pH elevato può:

  • Alterare l’attività enzimatiche: Alcuni enzimi coinvolti nelle risposte infiammatorie sono sensibili ai cambiamenti del pH. L’alcalosi può ridurre l’efficacia di queste enzimi, inibendo la capacità delle cellule immunitarie di rispondere adeguatamente.
  • Inibire la funzione delle cellule immunitarie: Un pH troppo elevato può compromettere la funzione di alcune cellule immunitarie, riducendo la capacità di combattere le infezioni e di gestire i processi infiammatori.

 

L’equilibrio acidobase svolge un ruolo cruciale nell’infiammazione. Un pH troppo acido (acidosi) tende ad amplificare i processi infiammatori, mentre un pH alcalino (alcalosi) può alterare la risposta immunitaria e comprometterla. Il mantenimento di un equilibrio adeguato del pH è quindi fondamentale non solo per la salute generale, ma anche per la gestione e la prevenzione delle malattie infiammatorie e croniche. Nel caso della patologia di colonna vertebrale i processi infiammatori e di acidosi mantengono il dolore e le limitazioni motorie.